Yes we can
Ibrahim Mahama
Ibrahima Lo
modera Adriana Rispoli
Giovedì 12 settembre, h. 19
ingresso libero fino ad esaurimento posti
Yes we can - talk pubblico tra l’artista ganese Ibrahim Mahama, tra i protagonisti della mostra Janus attualmente in corso, e Ibrahima Lo, giovane scrittore senegalese/veneziano attivista per i diritti umani, che per alcuni mesi ha lavorato proprio a Palazzo Diedo come mediatore culturale.
L’incontro sarà moderato dalla curatrice di Palazzo Diedo, Adriana Rispoli.
Molti i temi che verranno affrontati nel corso della conversazione: dall’emancipazione e il riscatto attraverso lo studio, l’arte e la cultura, a quello del viaggio, toccando il fenomeno della globalizzazione, della migrazione e del mondo in movimento.
L’ingresso sarà gratuito fino ad esaurimento posti.
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Ibrahim Mahama (nato nel 1987 a Tamale, Ghana) vive e lavora tra Accra e Tamale. Ha studiato pittura e scultura presso la Kwame Nkrumah University of Science and Technology di Kumasi (2013). La sua pratica artistica è caratterizzata dall'uso di materiali raccolti negli ambienti urbani - resti di legno, documenti cartacei e sacchi di juta - che manipola e trasforma per esplorare temi come la globalizzazione, la migrazione e il commercio delle merci. Le sue opere sono spesso realizzate in collaborazione con cittadini, artisti, architetti e tecnici ghanesi.
L’opera permanente di Mahama presente a Palazzo Diedo, Three Little Birds (2023, murale in rilievo, in fibra di vetro), si ispira ai materiali visivi che circondano lo studio dell'artista e della fondazione Red Clay in Ghana. Dagli alunni delle scuole che osservano la costruzione di una linea ferroviaria alle famiglie che utilizzano l'infrastruttura ferroviaria come sfondo per un ritratto di famiglia, le linee e il sistema di produzione intorno ad esse creano piattaforme creative per reinterpretare il corpo in relazione alla storia.
Ibrahima Lo, 23 anni, è noto al pubblico per aver pubblicato nel 2021 il romanzo autobiografico “Pane e acqua” (Villaggio Maori Edizioni), una delle storie che ha ispirato il regista Matteo Garrone per il film “Io capitano”. Quest’anno ha pubblicato con la stessa casa editrice il suo secondo romanzo dal titolo “La mia voce – Dalle rive dell’Africa alle strade d’Europa”.
Ibrahima, figlio unico, dopo aver perso la madre a 10 anni e il padre a 15, decide di lasciare il Senegal per realizzare i suoi sogni. Ma i viaggi 'facili' per l'Europa di cui gli dicevano erano solo un'illusione. Giunto in Libia, dopo aver attraversato il deserto, la speranza che il peggio fosse passato si infrange nelle varie prigioni in cui il giovane è trasportato di volta in volta, per poi riuscire ad attraversare il mare con un gommone per arrivare nel nostro Paese. Approdato in Italia, Ibrahima è prima a Bari, poi ad Alpago, a Belluno e infine a Venezia, città che, con luci e qualche ombra, lo ha indefinitiva accolto.
Ibrahima Lo, pur continuando a studiare e a lavorare, è ora impegnato nel portare la sua testimonianza a studenti in scuole e università, ma anche confrontandosi con magistrati, cineasti e rappresentanti istituzionali europei.